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LE  FAVOLE
      
 






 
LO GNOMINO ADRIANINO E  BABBO NATALE

Un giorno, in un bosco, nacque uno gnomo, così piccolo, ma così piccolo che  stava tutto nella mano   di un bambino. Il papà e la mamma lo chiamarono Adriano ma per tutti gli abitanti del bosco, divenne subito ADRIANINO.

“ Crescerà” dicevano   le zie  quando andavano a trovare mamma Fiammetta.

“ Crescerà” dicevano gli zii quando andavano trovare papà Nevio.

Ma passavano gli anni e Adrianino rimaneva sempre così piccolo che poteva stare dentro alla mano di un bambino. Aveva manine così piccole che non riusciva a fare niente, non poteva aiutare papà  Nevio a riparare il tetto prima che arrivasse la neve e non poteva aiutare mamma Fiammetta ad accendere il fuoco e cucinare  la cena  della vigilia di Natale.  

Così, quella sera, ed era proprio la sera della vigilia di Natale, Adrianino si annoiava. Aprì la porta e uscì nel prato e fece una piccola OHH di meraviglia perché  c’era una luce che si muoveva tra le foglie. Si avvicinò piano piano, sicuro che era troppo piccolo perché qualcuno si accorgesse di lui. Davanti a lui, c’era un uomo, grosso, con un vestito rosso e la barba bianca. Brontolava. “ Non la trovo, non la trovo, l’ho persa” diceva e si disperava. E poi  aggiunse rivolto a Adrianino che pensava di non essere stato visto: “ Ehi, tu, giacchè sei qui, aiutami a trovarla” Adrianino non si meravigliò. Sentiva che quell’uomo era buono ma  si chiedeva come aveva fatto a accorgersi di lui.

“ Che cosa hai perso, e chi sei? “ chiese.

“ Ma come, non mi riconosci? “ rispose Babbo Natale un po’ seccato, “ ma sono Babbo Natale. E mi aiuteresti a trovare una letterina che ho perso? “

“ Io non sono capace a fare niente” rispose Adrianino, “ ho le  mani troppo piccole, non vedi? “

“ Giusto tu! Sei Adrianino, vero? “ esclamò Babbo Natale che sapeva tutto di tutti. E’ proprio di te che ho bisogno. Sei così piccolo che puoi passare  dappertutto “.

 Adrianino si mise a cercare, entrò nella tana della volpe e  fu proprio lì che trovò la letterina, un po’ stropicciata, ma ancora leggibile. ”

“ Ho trovato il mio aiutante” disse Babbo Natale e sembrava molto felice. Ho bisogno di te, questa notta. Ho bisogno che tu mi trovi le letterine giuste in questo sacco grande che mi porto dietro. Vuoi farlo per me? “

 “ Evviva” gridò Adrianino e intanto saltava di gioia. “ Anch’io sono capace a fare qualcosa! “ E fu così che lo gnomino Adrianino, divenne l’

aiutante di Babbo Natale, e quella notte partì con lui a distribuire i regali, ma prima lui e Babbo Natale passarono da casa a chiedere il permesso a papà  Nevio e a mamma Fiammetta.

 

 

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STORIE DI GNOMI,  DI SOGNI E DI BAMBINI



Celestino è il re dei sogni.
Quellibelli però, non quegli incubi strani che ogni tanto fanno i bambini e che li fanno saltare nei loro lettini con gli occhi sbarrati.I brutti sogni non salgono in alto, nel regno di Celestino.Rimangono a terra, arriva la mamma di corsa e li caccia e loro, per la vergogna di essersi presentati a spaventare un bimbo piccolo, si nascondono, scappano dalla finestra e poi,  pian pianino, si infossano sottoterra con un movimento che sembra quello del cacciavite del babbo.Anche i brutti sogni hanno un re, ma è un re malandato, un po’ malaticcio e con l’aria cattiva (bisogna essere malaticci e con l’aria cattiva per mandare i brutti sogni ai bambini).Si chiama Deleterio, e il suo regno è tra le tane scavate dal grillo talpa, oppure in fondo al fango di qualche palude con l’acqua ferma e maleodorante.Celestino sprizza salute: ha le guance rosse e due grandi occhi chiari sotto folte sopracciglia grigie, porta un cappelluccio rosso, una tunichetta azzurra e pantaloni a strisce.Celestino non è molto alto,  anzi direi che sembra uno gnomo,  ma sì,  bambini,  è uno  gnomo!la sua casa è in cima all’alberopiù alto della foresta e da lì,  tutte le notti …

Ma cominciamo dall’inizio.Dovete sapere che Celestino ha un dono speciale. Sa guardare nel cuore dei bambini:”Hai detto che è uno gnomo,  non un chirurgo”– direte voi.D’accordo,  ma lasciatemi raccontare.Lui sa che nel cuore dei bambini ci sono,  messi tutte in bell’ordine,  l’amore per la mamma accanto a quello per il papà,  l’affetto per il fratellino accanto alla gelosia se la mamma gli fa le coccole,  la voglia di dire di sì accanto alla voglia di dire di no,  qualche verità accanto a qualche bugia,  la voglia di sembrare grandi accanto alla paura di restare soli e poi tanti desideri in fila indiana,  tutti in coda,  uno dietro l’altro.Non sono proprio sempre disciplinati, questi desideri, ogni tanto qualcuno spinge un po’ in avanti la fila, qualche altro cerca di passare inosservato, come dal panettiere,  ma subito si leva un coro di proteste e viene ricacciato indietro.Celestino dorme, durante il giorno, dorme e sogna.Sogna di fate e di castelli: le fate hanno lunghi cappelli a punta e sembra che debbano inciampare da un momento all’altro, tanto sono lunghi i loro vestiti; i castelli hanno alte torri rotonde, ma non fanno paura perché sono dipinte di rosa, di giallo, di bianco. Nel fossato nuotano moltitudini di pesci rossi, di trote, di lucci e i bambini possono andare a pescare scendendo sulla riva sassosa. Possono anche fare il bagno, perché l’acqua è bassa e non c’è pericolo neanche per quelli che non sono tanto bravi a nuotare.

Oltre il fossato si stendono grandi prati fioriti.Anche qui i bambini possono giocare e rotolarsi a volontà però devono aver prima finito di fare i compiti, aver ubbidito alla mamma e al papà e non aver detto bugie.In caso contrario, Deleterio avrebbe il diritto di intromettersi e Celestino non può farci niente.Ma dov’è adesso Celestino? Eccolo! Seduto nella sala principale del castello con un grande libro tra le mani, un libro che parla dei bambini. Celestino vi legge i loro desideri, i loro sogni, le loro paure.Legge che Alberto è andato a letto senza aver fatto i compiti e che Barbara ne ha combinata una delle sue e ha molta paura di essere scoperta.“Presto,  presto, - pensa Celestino, bisogna subito mandarle un bel sogno rasserenante,  vediamo un po’”,…  e Celestino si china a frugare nel grande cassetto dei sogni per sceglierne uno che vada bene per Barbara. Sa che deve fare in fretta,  perché se non lo trova subito interviene   Deleterio,  il re dei sogni cattivi.

 Deleterio abita in una grande casa sottoterra. L’ha rubata al signor Talpa che aveva faticato tanto a costruirsela per sé e la sua famiglia. Deleterio è riuscito a prendergliela. Sapete come? Tutte le notti, gli mandava il figlio maggiore: Incubo, vestito da fantasma.

 Incubo è bravissimo a ululare, a imitare il verso delle iene e a far sparire o cadere oggetti dai tavoli, a far camminare sedie e a far ballare divani.Inutile dire che i signori Talpa non ci hanno messo molto a lasciare libero il campo!Deleterio ha altri due figlioli: Incubino e Incubetto.Sono due monellacci dai gusti strani.A Incubino piace giocare con i ragni e sta imparando in fretta a spedirli nei sogni dei bambini. A dir la verità, gli manca un po’ di pratica e gli capita di sbagliarsi, per fortuna: così può succedere che al posto di creature nere e pelose, i piccoli si vedano arrivare lucciole luminose o farfalle colorate.

  Incubetto,  che è un po’ più grande, preferisce le storie di fantasmi e di teste che improvvisamente si affacciano alle finestre,  ma non è molto bravo neanche lui.Per esempio,  stanotte è riuscito a penetrare nei sogni di Marcella: un uomo nero e panciuto si è messo a ballare nella sua cameretta. Marcella si è messa ridere forte e l’uomo,  offeso, se ne è andato mogio mogio. Allora ha provato con due streghe: sbuffando, sbuffando,  Ederina e Fronzosetta, le due streghe,  si stanno sforzando di rimestare qualche intruglio, girano e rigirano con grande fatica un mestolo gigantesco dentro una pentolaccia più grande di loro.Fanno tante smorfie che a Marcella viene ancora da ridere: ride così forte che ad un certo punto nelle stanza entra la mamma, seguita dal papà. Incubetto non è neanche tanto coraggioso: infatti, come ha visto aprirsi la porta, ha ficcato in fretta i suoi sogni dentro ad un sacchetto nero e se l’è data a gambe.

 

 Deleterio stanotte è in ritardo: è indeciso e non sa cosa fare. Nella sua tana sottoterra cammina avanti e indietro pensando e ripensando e intanto il tempo passa.“Chi mando?” si chiede” Vado io? spedisco un sogno? Mi sono distratto un momento dietro a quel discolo di Incubino e non so cosa ha combinato Barbara, chi mando? cosa mando? mi devo decidere, devo fare in fretta, sennò arriva prima Celestino.”

 Si avvicina al computer e lo accende: gli è venuta un’idea. Si collega ad Internet.Manderà a Barbara un incubo e–mail. Così è sicuro che arriverà prima dei sogni” zuccherosi” spediti da Celestino. Anche Celestino si aggira nervosamente nella sua casa scavata nel tronco dell’albero più alto della foresta.Non vi sembra di vederlo?Le folte sopracciglia corrugate, gli occhi stretti, la bocca piegata all’ingiù, mentre brontola a bassa voce cose incomprensibili anche per lui( è il suo sistema per pensare),  tiene le braccia serrate dietro la schiena e sembra che non si accorga di niente.A questo punto dobbiamo fare la conoscenza con un altro personaggio.Se fossimo dentro alla favola di Pinocchio, il nuovo personaggio si chiamerebbe Grillo Parlante e correrebbe il rischio,  entrando in un momento come questo,  di muro finire spiaccicato contro il muro della cucina, ma siamo in un’altra storia e a intervenire è la moglie di Celestino,  Gelsomina,  e lui, di spiaccicarla sul muro, non se la sente proprio. Gelsomina è una donna –gnomo: è piccolina e cicciotella, ha un allegro vestito a righe rosa, due trecce bionde e un viso paffuto e sorridente. Gelsomina è ferma sulla porta di casa,    con le mani sui fianchi. Guarda il marito, poi scrolla la testa e si avvia, decisa, verso la cucina.Celestino la sente che sbatte un po’ troppo forte le pentole sul piano di lavoro,  sente il rumore dell’acqua che scende,  gli viene in mente che più di un mese fa Gelsomina gli ha chiesto di stringere quel rubinetto che continua a sgocciolare e che lui non l’ha mai fatto e si fa venire i rimorsi di coscienza. Va in cucina anche lui,  a testa bassa: Gelsomina gira piano la testa; sta affettando una cipolla per fare il soffritto, lo guarda e dice: ”E’ inutile che ti scervelli, caro mio, finché Barbara non confessa la sua birbanteria, tu non ci puoi far nulla! La cosa è nelle mani di Deleterio. I patti sono patti, bello mio!“Gelsomina ha un forte accento toscano: i suoi genitori abitano ancora nelle campagne dietro Firenze e lì ha vissuto,  sino a quando ha incontrato Celestino, l’ha sposato ed è andata a vivere con lui nei boschi di cui è ricca quella zona alpina, al confine fra l’Italia e  l’ Austria.Ha ragione, Gelsomina. Barbara avrà in premio il suo sogno incantato solamente se confesserà la sua marachella alla mamma o al papà o a tutti e due insieme,  ma Barbara non ha il coraggio di farlo, e si gira e rigira nel letto e non riesce a dormire.

Intanto Deleterio ha deciso: gli è venuta in mente un’idea che gli sembra bellissima e si siede davanti al computer. Ieri era nella sala d’attesa del suo dentista.
Dovete sapere in confidenza,  bambini, che Deleterio non ama affatto lo spazzolino, e men che meno il dentifricio, a dir la verità ama ancora meno il dentista ma, dato che odia il mal di denti, non ne può proprio fare a meno.D’altra parte neanche al suo dentista, che si chiama Levacarie,  piace molto questo cliente lungo lungo e nero nero.Il dottor Levacarie quando lo vede arrivare si nasconde in fretta nellstudio e finge di esser molto occupato con un cliente difficile. Si chiude la porta alle spalle e fa cenno all’infermiera di non far entrare nessuno per un buon quarto d’ora.Intanto va alla finestra,  la apre,  sembra che voglia prender aria e rilassarsi un po’ prima di affrontare la mezz’ora di lavoro con quel cliente indisponente,  simpatico come un…un.. incubo!Finalmente esce dallo studio e fa cenno all’infermiera;

  ” Ilde – dice con voce rassegnata - faccia passare!”

China la testa e rientra,  seguito da Deleterio.
Ieri,  l’attesa di quest’ultimo è stata ancora più lunga.Il dottor Levacarie non aveva proprio voglia di visitarlo,  né di infilargli le mani in bocca,  allora si è seduto alla sua scrivania e ha fatto finta di esser molto occupato a studiare certi articoli di cui non gli importava nulla.Intanto Deleterio,di là, in anticamera, sfogliava una rivista.

Era una bella rivista,  come piacerebbe a voi,  piena di fotografie,  e con poche parole scritte.
Deleterio ripensa ad una pagina in particolare,  un mare in tempesta con una piccola imbarcazione in mezzo,  potrebbe mandare quello a Barbara,  ma poi gli viene in mente che,  sfogliando,  ha trovato l’immagine di un bosco fitto,  proprio quello in cui potrebbe perdersi un bambino e decide di unire insieme le due cose,  come,  non importa,  anche a caso,  tanto gli incubi,  più sono strani,  meglio riescono.Lasciamo un momento Deleterio mentre accende il suo computer e tenta di collegarsi con Internet ( non è tanto bravo,  gli occorrerà un po’ di tempo) e andiamo a vedere che cosa succede a casa di Alberto. Alberto,  vi ricordate? è quel bambino che è andato a letto senza aver fatto i compiti. Anche di lui dovrà occuparsi stanotte Deleterio,  ma forse,  visto che ha già tanto lavoro,  manderà Incubino con i suoi ragni,  se non combinerà pasticci anche questa volta.No,  non combinerà… ha già combinato.Incubino ha ragni di tutti i colori: gialli con le zampette rosse,  neri con il dorso color oro,  marroni con la testina verde e grandi occhi viola,  alcuni sono piccoli,  altri un po’ più grandi,  ma tutti hanno otto zampe.

Incubino si occupa molto di loro: li tiene in una gabbietta che ha costruito lui stesso.
Ha trovato nel garage del papà una vecchia rete molto fitta( così i ragni,  anche quelli più piccoli non possono passarci attraverso),  e con otto legnetti è riuscito a fabbricare una piccola prigione tutta per loro.Farli entrare è stato un problema,  ma alla fine ci è riuscito,  anche se ne ha perso qualcuno in giro. Basta sapersi accontentare.Ogni mattina,  va a caccia di mosche e di altri piccoli insetti e glieli porta all’ora di pranzo e all’ora di cena,  due volte al giorno. I ragni non fanno merenda.Anche oggi,  il ragazzino è andato a trovarli,  con la consueta buona razione di mosche.Adesso è estate e di mosche ce ne sono tante,  ci sono anche tante zanzare,  a dire la verità,  ma quelle fa un po’ fatica a prenderle senza spiaccicarle e dopo non sono più buone.Oggi pomeriggio è andato vederli,  come al solito,  portando loro una buona razione di mosche per il loro pranzo.I ragni sembravano contenti,  ma vai a fidarti…  di un ragno poi! I ragni erano proprio stufi di starsene lì,  ammonticchiati l’uno sull’altro ad aspettare che Incubino arrivasse con la pappa fatta ed erano scontenti per varie ragioni: la prima era che quella gabbietta era in effetti troppo piccola,  e poi Incubino continuava a aggiungere altri ragni e spazio per muoversi non ce n’era quasi più,  anzi senza il quasi… l’altra era che loro non volevano la pappa fatta,  volevano costruire le loro belle tele da far scintillare al sole,  e stare lì,  appostati,  ad aspettare la preda.Era così eccitante starsene lì,  fermi,  vedere la mosca che si avvicinava, attirata dallo scintillio dei fili,  mettere una zampina nella rete e restarne impigliata e…oplà,  presa,  non ti muovi più,  adesso arrivo io! ci si poteva anche appisolare,  godendosi il calduccio del sole estivo,  tanto quelle,  le mosche,  intendo,  non si potevano muovere più. E appena svegli,  oplà,  evviva,  la colazione era lì pronta su un vassoio,  no,  su una rete di fili luccicanti!Oggi i ragni di Incubino si sono messi tutti d’accordo.Il più piccolo di loro ha scoperto quasi per caso un buchino piccolissimo nella rete,  e qualcuno di loro è riuscito a uscire e a costruire una grande ragnatela.Ci hanno messo tempo e tutto il loro impegno,  ma il risultato,  alla fine,  per loro era più che soddisfacente. Erano tutti quanti a bocca aperta ad ammirare il loro capolavoro,  quando Incubino è entrato nel garage con la sua razione di mosche.Svelti svelti,  senza fargli male,  lo hanno avvolto bene bene,  stretto stretto. Incubino ora è lì e non riesce più a muoversi,  il suo papà ha un bel chiamarlo,  lui non riesce neanche a fare un passo. Stasera non potrà andare da Alberto: anche se riuscirà a liberarsi,  i suoi bei ragni sono fuggiti e,  prima di poterne riunire altri,  dovrà passare un po’ di tempoIntanto sta già pensando ad una scusa valida per evitare le sculacciate del papà e le risate dei fratelli maggiori: quei due troveranno sicuramente il modo per prenderlo in giro per parecchio tempo! Lasciamolo lì,  a imparare la lezione e torniamo a occuparci di Alberto.

   Lo abbiamo lasciato,  ricordate? A crogiolarsi nel suo lettino. Si gira e si rigira e intanto pensa:” E se domani la maestra passa tra i banchi a controllare chi ha fatto i compiti e chi no? E se poi le viene in mente di fare una verifica a sorpresa?” Alberto non può dormire; si alza e apre la porta della sua stanza.Il corridoio è buio: deve essere tardi.richiude piano la porta e, senza far rumore,  va ad accendere la lampada sul ripiano della sua scrivania, prende il diario,  il libro e il quaderno, la penna blu ed incomincia a scrivere. E intanto si chiede:“ Perché non li ho fatti in pomeriggio invece di giocare? la mamma o il papà potevano aiutarmi un po’ e avrei fatto prima, devo anche ripassare storia e ho sonno,  come faccio?”

Alberto è disperato, avrebbe voglia di lasciar perdere tutto,  ma ha troppa paura che la maestra domani si accorga che non ha lavorato e che mandi una nota a casa.
va in cucina per bere un bicchiere d’acqua.La luce della cucina è ancora accesa la mamma  sta finendo il suo maglioncino azzurro.“Come mai sei ancora sveglio,” chiede la mamma.Alberto non sa dire le bugie.” Oggi non ho fatto i compiti,  - confessa a voce bassa – e adesso non riesco a dormire,  mamma vuoi aiutarmi solo un pochino? ho tanta paura che domani la maestra mi interroghi” La mamma sorride:” Meno male – pensa –che si fa venire i rimorsi” poi dice a volte alta:” Solo se mi prometti che questa è la prima e l’ultima volta che succede,  adesso porta qui i tuoi libri e vediamo cosa si può fare.”  Alberto è contento, ma lo è anche Celestino, che adesso può mandare anche a lui i suoi sogni buoni. Ne ha già pronto uno, che ad Alberto può piacere.

C’è un cavallino piccolo, forse un pony, che corre sull’erba.
Sta aspettando che Alberto finisca i compiti, dia il bacio delle buonanotte alla mamma e torni a letto.Il bimbo adesso dorme. Il cavallino è sempre là in mezzo al prato: ha visto arrivare Alberto e si è fermato, chinando un pochino la testa.Il piccolo si avvicina e gli monta in groppa: non gli par vero, ha sempre desiderato un cavallino,  ma in città non si possono tenere i cavallini, soprattutto in un appartamento E il papà si è sempre opposto alle sue richieste. Eppure è un papà che cerca di accontentarlo. Ma questa volta anche la mamma era contraria e non avevano intenzione di cedere.Nel sogno,Alberto cavalca,  salta gli ostacoli gridando ”Oop,” come ha visto fare in televisione nelle corse dei cavalli che papà segue tanto volentieri.Cavalca attraverso un bosco pieno di cespugli di mirtilli e di more, e ogni poco si ferma per riempirne un cestino comparso non si sa come sul dorso del pony.E poi, improvvisamente il bosco finisce e si trova davanti alla sua scuola. C’è la maestra sulla porta che gli sorride e gli dice:” Bravo bambino,  vedo che hai studiato con attenzione. Oggi puoi andare a giocare nel prato con il tuo cavallino,  tanto devo interrogare tutti i tuoi compagni”Il sogno è finito. Un raggio disole entra dalla finestra della cameretta. Alberto si sveglia e sente la mamma che si muove in cucina e la voce del papà che racconta qualcosa. 

Deleterio intanto sta meditando davanti al suo computer,  l’abbiamo lasciato lì, vi ricordate? a combattere tra scanner,  mouse e posta elettronica.
Deve solo decidere come mettere insieme due cose paurose come una nave in piena tempesta e un bosco fitto e nero.Naturalmente adesso sa che per Alberto non c’è più niente da fare. Il lavoro passa a Celestino.

  Ma per Barbara,  ha deciso di fare un capolavoro; si  concentra,raccoglie le sue idee e le passa nello scanner, salva tutto in un file e… A questo punto,  mentre già gioisce della riuscita, e già pregusta la reazione di Barbara,  sente un urlo provenire dal garage.

E’ Incubino che, a forza di soffiare, è riuscito a liberare la bocca dalla ragnatela e lo sta chiamando a gran voce.

Deleterio si alza un po’ seccato, cosa avrà mai quel figliolo da gridare proprio in quel momento, mentre il collegamento gli era riuscito, almeno stavolta, così bene?
“Bè, - pensa- vorrà dire che riproverò più tardi.” e scende giù in garage.Incubino è lì, avvolto da una ragnatela gigantesca che gli stringe braccia e gambe e non riesce a liberarsi, in più qualche ragnetto dispettoso si diverte a fargli il solletico e lui non sa più se ridere o gridare a iuto.Nel frattempo,  sono arrivati anche i fratelli

“UHH-UUUUHHH” ulula Incubetto travestito da fantasma,  danzandogli davanti con un gran lenzuolo addosso,  mentre Incubo si diverte a imitare il verso della iena e a spostare tutto ciò che vede facendo cadere fragorosamente cerchioni,  pinze e vecchi vasi di coccio.

Deleterio è soddisfatto: è così che ha sempre desiderato i suoi figlioli,  svegli ed intelligenti e pronti a reagire nel modo giusto in ogni situazione.
Vorrebbe un po’ più sveglio anche Incubino,  ma è ancora piccolo,  si farà,  in fondo,  ha solo settanta anni e ne ha ancora da imparare!Senza dire niente,  libera il figlio minore dalla ragnatela,  ridendo nel contempo delle marachelle dei più grandi e poi torna nel suo studio.

Adesso Barbara dorme,  nel sonno vede un mare agitato,  onde alte come torri e,  lontano le sembra di vedere una nave arrivare.
Un omino piccolo piccolo è in cima al pennone e grida qualcosa; quando l’imbarcazione si avvicina un po’di più,  riesce anche a sentire le parole:” BARBARA,  AIUTO,  AIUTO,  SONO SALITO SULLA NAVE PER AIUTARTI,  E ORA MI TROVO IN MEZZO ALLA TEMPESTA !!! CHIAMA LA MAMMA,  PRESTO.”

Barbara guarda meglio,  la nave è ancora più vicina,  adesso riesce anche a vedere i vestiti dell’omino: porta una tunichetta azzurra,  un cappelluccio rosso e ha dei grandi baffi grigi che gli coprono quasi completamente il viso.
Le sembra anche di intravedere degli stretti pantaloni a righe che sporgono dalla vestina.“E’ uno gnomo !” esclama la bimba, ” ma io l’ho già visto! e che ci fa uno gnomo su una nave in piena tempesta?”Barbara decide di aiutarlo,  non sa perché è lì,  ma sa che deve aiutarlo e si mette a gridare. Arriva la mamma,  apre la porta,  Barbara si sveglia e il brutto sogno scompare.La mamma si siede sul letto e aspetta. Barbara sa che adesso lo gnomo è salvo,  non ha fatto in tempo a cadere in acqua,  chissà se gli gnomi sanno nuotare? Certamente in qualche ruscello che scorre nel bosco o nelle acque basse di una piccola pozza formatasi dopo la pioggia,  ma nel mare,  così grande e in tempesta,  poi…Adesso si è svegliata completamente e con la mente più lucida riesce anche a ricordare dove ha già visto quell’omino piccolo piccolo. Ha appena finito di leggere il libro illustrato che le ha regalato la zia Nadia e Celestino è proprio a pagina 11,  compare con la sua tunichetta azzurra mentre ascolta a capo chino,  i rimbrotti della moglie Gelsomina.

“Non puoi farci niente!” dice Gelsomina in quella pagina,  ma Celestino ha un sorriso furbo sotto lo sguardo basso.
Si capisce che ha in mente qualcosa.

Adesso Barbara ricorda meglio quello che ha letto.
I sogni belli arriveranno solo quando si sarà decisa a confessare tutto alla mamma. Barbara ha deciso,  tira un gran respiro,  farà così.La mamma l’ascolta: naturalmente sa già tutto( le mamme scoprono sempre tutto),ma fa finta di meravigliarsi,  anzi le viene quasi da sorridere,  ma lo nasconde bene.La bimba ora ha finito di parlare,  piange un pochino tra le braccia della mamma e poi si riaddormenta.

 

 Celestino intanto è tornato nella sua foresta,  sull’ albero più alto che è la sua casa.Gronda acqua da tutte le parti.Non è caduto in acqua,  per fortuna,  ma le onde erano talmente alte che si è bagnato tutto lo stesso.Gelsomina gli sta passando un asciugamano dietro l’altro.Ha un’espressione molto contrariata e sta scuotendo il capo in segno di disapprovazione:” Oh,  che tu hai fatto,  o grullo – esclama,  e il suo accento toscano,  siccome è molto arrabbiata,  è ancora più forte – o che tu mi combini! L’è di già il terzo asciugamano che mi bagni,  o che tu hai fatto!”In realtà Gelsomina è stata molto in pena per quel suo marito che” l’è sempre in giro” come dice lei,  ma non vuole farlo vedere.Lo si capisce solo da un certo rossore sulle guance e dal tono più alto della voce.Celestino le racconta tutto,  di come sia riuscito ad entrare nel sogno di Barbara,  senza però sapere cosa ci avrebbe trovato,  di come all’improvviso abbia dovuto affrontare un mare in tempesta,  senza aver mai navigato,  senza aver mai visto il mare.Per fortuna,  su quella nave c’era un albero. 

“ Sai,  Gelsomina - dice,  soffiandosi forte il naso e tra un colpo di tosse e l’altro - sai,  sembrava proprio un albero come uno dei nostri nelle foresta di casa,  ma,  tu l’avessi visto,  Gelsomina,  non aveva neanche un ramo,  e neanche una foglia!”
Celestino continua a parlare,  pian piano anche il nervosismo della moglie si placa e finisce col ridere con lui e di lui. “ O che tu non lo sapevi che sulle navi c’è…” ma non riesce a finire. Comincia a ridere,  a ridere e non può fermarsi,  così che finisce a rotolarsi per terra senza riuscire a smettere.L’albero comincia a dondolare,  adesso è tutto un fremito.Gelsomina si rotola sempre più forte,  continua a ridere a crepapelle,  l’albero si scuote ad ogni suo movimento e a Celestino sembra di essere ancora su quella nave,  come la notte prima e rincomincia a soffrire il mal di mare.Per fortuna ha già pensato a come trasformare l’incubo di Deleterio in un sogno incantato.Cambiare il contenuto del sogno,  non può; ormai,  la sola cosa che gli è permessa,  è di modificarlo. 

Barbara si è riaddormentata e ha ripreso a sognare.
La nave si è rimpicciolita,  trasformandosi in una barca che sembra un guscio di noce,  tanto è piccola,  è la barca che la bambina ha chiesto in regalo ripetutamente al papà.E il papà,  che è un buon falegname,  gliel’ ha promessa più volte,  ma poi ha tanto lavoro che non ha ancora avuto il tempo di fargliela.In sogno vede che il mare si è calmato. Non c’è più Celestino sulla barca,  ora c’è lei,  e scopre di essere bravissima a remare.

Il mare è limpido e sul fondo dighiaia chiara  nuotano pesci di ogni colore.
Sporgendosi un pochino,  si possono vedere anche conchiglie e granchietti che si agitano su qualche sasso più grosso. 

Barbara è giunta su una spiaggia.
La sabbia è bianca e fine,  come quella della spiaggia della Sardegna dove l’estate dell’anno scorso,  ha passato le sue vacanze.Scende dalla barca e scopre che ha indosso il costume rosso che ha visto proprio ieri in una vetrina del centro e che le piace tanto.Sulla spiaggia ci sono tutti i suoi amici,  ognuno con un pacchetto in mano perché oggi è il suo compleanno. C’ è anche la mamma che sta mettendo 8 candeline su un torta enorme.La torta al cioccolato! la sua preferita,  e il papà sta mettendo un gran fiocco rosso su.. su.. oh no,  sì,  una bicicletta nuova! Una bicicletta nuova,  tutta per lei,  tutta sua,  finalmente potrà liberarsi di quel vecchio catorcio strausato che prima apparteneva a sua sorella Olga.Sì,  ma come sono arrivati lì,  tutti quanti,  prima di lei?Come hanno fatto ad organizzarle tutto su quell’isola?Forse Celestino si è distratto e le sequenze del sogno non sono riuscite a trovare un loro ordine logico,  ma non importa,  va bene anche così.Barbara si guarda intorno, è tutto così bello! Sta per allungare una mano verso un enorme cesto di patatine( cosa di solito proibita dalla mamma,  quando sente qualcuno che la scuote.“ Svegliati,  dormigliona,  lo sai che ore sono?” E’ certamente Olga che la sta scuotendo per un braccio.Olga è sempre pronta a riempirla di dispetti e di urlacci quasi che,  solo per il fatto di essere la sorella maggiore,  abbia il diritto di rovinarle sempre tutto,  e di farla piangere,  poi,  anche per piccole cose senza importanza.Per esempio si diverte ad allungarle,  quando la mamma non vede,  qualche pizzicotto ben dato solo per sentir dire al papà:” Ma smettila,  Barbi,  sei sempre così noiosa e piagnucolona!”

Ma stamattina è domenica,  Barbara ne è sicura. Perché dovrebbe alzarsi alla solita ora di tutti i giorni?
E’ così bello restarsene sotto le coperte a pigrare ancora un pò,  mentre sente arrivare attutiti i rumori dalla cucina dove la mamma prepara la colazione e la voce del babbo che canta sempre la solita vecchia canzone nel bagno,  mentre si fa’ la doccia.Apre un occhio,  poi un altro,  non c’è nessuno nella stanza.Guarda meglio: le sembra di vedere qualcosa di rosso e la cosa le ricorda in qualche modo il sogno,  ma in modo ancora confuso.Prova a ricordare,  prima di svegliarsi completamente: cosa c’era di rosso nel sogno?Ah,  sì! Adesso le è venuto in mente… ed è completamente sveglia.Si stropiccia gli occhi,  pensa di stare ancora sognando: nel centro della stanza,  campeggia una bellissima,  fiammante bicicletta rossa.Si precipita in cucina: la mamma ha già preparato la colazione e ora sta tirando fuori dal forno una gigantesca torta al cioccolato,  proprio quella che le piace così tanto!

Olga,  nel frattempo,  sta contando le candeline e le mette sul tavolo. Arriva a tre e dice” Bastano,  vero?” ma poi si mette a ridere e ne aggiunge altre cinque.
Oggi è il giorno del suo compleanno,  e dire che se ne era quasi dimenticata,  presa com’ era dal rimorso per le sue birichinate. Oggi ci sarà festa in casa Paletti.Papà è già davanti al cancello e sta appendendo palloncini e festoni colorati perché nel pomeriggio arriveranno i suoi amici per giocare con lei. 

Questa è la storia di Barbara,  ma anche di Alberto,  ma è anche la storia di tanti bambini come voi.
Scommetto però che vi è rimasta una curiosità: volete sapere che cosa ha combinato Barbara di tanto grosso.Beh,  siete dei bei curiosi,  ve lo dico io.Barbara lo sa,  è logico,  e adesso lo sa anche la sua mamma e certamente anche il suo papà e questo è quello che importa,  e questo è quanto basta.

 

 

                      L’ INIZIO DI UN’AMICIZIA

 

 

       “Vieni a giocare con me,  oggi?” Paola è al telefono con la sua nuova amica. Ha conosciuto Tiziana ieri,  in piscina e le è sembrata simpatica e spiritosa.
Ha la sua stessa età,  quest’anno hanno frequentato la stessa classe anche se in scuole diverse e parlando hanno scoperto di avere degli interessi in comune.Per esempio,  Tiziana ha affermato che ama molto giocare con le Barbie e cucinare per loro. In quel momento,  Paola l’ha invidiata un po’: la sua mamma non vuole che giochi con farina e acqua perché finisce sempre per imbrattare tutto quanto c’è  nelle immediate vicinanze,  e quindi deve accontentarsi solo di quello che trova in giardino,  fili d’erba e foglie di gelsomino e far finta che si tratti di cibi succulenti.

Anche Tiziana,  come Paola, è figlia unica,  e,  come Paola,  vorrebbe tanto una sorellina con cui giocare.
Stamattina,  Paola si è sbrigata a finire la sua razione quotidiana di compiti delle vacanze e ha chiesto alla mamma di poter invitare la sua nuova amica.Immagina già di portarla in giardino a giocare a palla o con i pentolini nuovi che le ha regalato nonna Vittoria.

Nonna Vittoria è la mamma della mamma,  abita al piano di sopra. E’ lei che le ha insegnato i primi punti del lavoro a maglia,  il dritto e il rovescio e a tenere l’ago in mano,  anche se a Paola queste cose non piacciono molto. Preferisce ascoltare le storie che nonna Vittoria sa raccontare così bene e che sembrano tanto reali..

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Nonna Vittoria,  dovresti scrivere dei libri - dice sempre Paola,  ma la nonna,  per tutta risposta,  si limita a sorridere e scuote il capo:” Un giorno,  forse…” e non finisce la frase.La bimba pensa anche di tirar fuori dal cesto dei suoi giocattoli qualcuna delle Barbie ricevute da nonna Zoe, che quando viene a trovarla, le porta una Barbie sempre diversa,  A Paola piace molto andare a pranzo da nonna Zoe: è dolce e affettuosa e al momento di sedersi a tavola,  trova sempre il modo di farle trovare, sulla sedia o,  seminascosto dalla tovaglia,  un giocattolo nuovo,  una gonnellina,  un golfino ricamato o appena confezionato da lei.

       Tiziana abita in centro e Paola pensa che sarà felice di  passare una    giornata di giochi fuori dalla città,  in un giardino pieno d’alberi e di verde.

“Puoi venire a giocare con me?” 

“Sì,  la mia mamma ha detto che va bene - risponde Tiziana - dammi il tuo indirizzo. Mi faccio accompagnare.”.

Paola aspetta,  ansiosa,  ha già preparato i suoi giocattoli sul tavolino sotto il melo.
Ha allineato pentolini di rame e tazzine di plastica colorata e accanto ha messo minuscole posate e piattini con il bordino dorato. Le sembrano molto belli e li ammira un attimo prima di aggiungere una cucina completa di tavolo e sedie e un salottino con cuscini rosa. Posa su una sedia il suo giocattolo preferito: le sembra quasi magico. Basta un cucchiaio di detersivo e un bicchiere d’acqua versati in un piattino,  un soffio e attraverso decine di fori,  mille bolle si sprigionano per l’aria come farfalle colorate.Quando Tiziana arriverà,  la porterà subito lì,  e poi le farà scegliere con quale gioco incominciare.Lei rimarrà stupita dalla quantità di giocattoli e vorrà provarli tutti: non ci sarà tempo per annoiarsi.Finalmente il campanello!Paola corre ad aprire,  l’amica sta percorrendo il viottolo guardandosi intorno.Sembra un po’ strana, diversa da ieri, ma Paola non ci fa caso.

Arriva anche la mamma e Tiziana le porge la manina con aria molto seria e compunta dicendo: ”Buongiorno,  signora,  piacere di conoscerla, io sono Tiziana.”

La mamma la guarda un po’ stupita,  è abituata ad avere per casa bambini che la chiamano per nome e le danno tranquillamente del tu:”Adriana,  mi dai….?” “Adriana,  puoi venire per favore a vedere…”

   Ha fatto fatica ad abituarsi a questa spontaneità ed ora le sembra strana questa bimba che  sfoggia maniere classiche da allieva di collegio inglese.

Del resto,  è proprio carina con quella cascata di capelli neri che le ricadono sulle spalle e con quegli occhi chiari che sembrano eternamente sgranati.
“ Vieni,  andiamo in giardino a giocare!”

Paola trascina via l’amica prendendola per mano. Tiziana la segue,  guarda un pochino i pentolini,  orgoglio di Paola, sospira e dice con tono distaccato:” Va bene,  giochiamo,  se ti fa  piacere.” E aggiunge subito: ”IO,  a casa mia,  ho un cesto da picnic enorme,  con dentro tazzine e piattini in ceramica VERA!”
Improvvisamente, e Paola  non se n’era accorta prima,  le erre sembrano rotolarle tra i denti e sulla lingua,  prima di uscire dalla bocca per essere pronunciate. Le allunga anche un pochino così che sembrano doppie anche dove non ce n’è bisogno.

“Senti,  ho sete,  posso avere dell’acqua?”

Ma in quel momento sta arrivando Adriana con un vassoio con bicchieri e acqua fresca.
Tiziana solleva appena la bottiglia: ” Non avete acqua gassata? E va bene,  vorrà dire che mi accontenterò”Tiziana ora si è seduta sul dondolo,  le braccia appoggiate lungo i fianchi: ” Non hai niente di meglio da farmi vedere? Queste qui sono cose comuni!” Paola rimane un po’ male,  ma decide di lasciar perdere e corre a prendere le sue Barbie.L’altra ne tocca una la lascia andare,  ne solleva un’altra che sembra da collezione,  la rimette giù e: ” IO,  con le Barbie,  mi annoio!” esclama e il tono è veramente annoiato,  la posa è quella di una grande attrice che finge di non essere interessata alla parte in un film.Paola è seccatissima,  le arie dell’amica le sembrano fuori luogo,  si rivolta e le ringhia a muso duro:” Come,  io ti invito a casa mia per giocare,  ieri hai detto che sei sempre sola,  hai pochi amici,  e tu,  tu,  TU …mi vieni a dire che ti annoi! Adesso capisco perché sei sempre sola!” e va a sfogarsi dalla mamma. Lacrime di rabbia e di delusione cominciano già a farle luccicare gli occhi.

La mamma è convinta che i litigi dei bambini sono cose dei bambini,  ma adesso si sente in dovere di intervenire cercando nello stesso tempo di non offendere Tiziana,  che,  dopotutto,  è un’ospite.
“Se vi permetto di giocare con acqua e farina,  promettete di fare le brave e di non litigare più?”

Tiziana è ancora adagiata tranquillamente sul dondolo: sembra che il dispiacere dato all’amica non sia riuscito minimamente a scalfirla. Si alza con una piccola smorfia di disappunto,  si sistema una ciocca di capelli e prende dalle mani di Adriana la ciotola di farina per portarla sul tavolino.
Questione di pochi minuti e Adriana vede volare schizzi di pasta molliccia e collosa dappertutto,  sulle beole del vialetto,  sulle foglie del melo e su quelle del gelsomino,  sulle seggioline di ferro e sui cuscini nuovi,  appena cambiati il giorno prima, del dondolo.


” Che schifo! – sta mugugnando Tiziana tutta stizzita – La MIA MAMMA è bravissima a fare la pasta e IO me la faccio fare sempre da lei. A LEI piace giocare con me!”

“ Bene – risponde Paola – allora puoi andare a casa tua!” e va a ripulirsi le mani.
Tiziana non si scompone: ” Ecco. Voglio andare a casa mia – puoi telefonare che mi vengano a prendere?”

Paola è al colmo dell’indignazione,  si sente offesa ed umiliata.
“ Perché non giocate con le bolle di sapone – propone Adriana – sapessi che bolle gigantesche che…” 

“ IO,  con le bolle mi annoio”. Tiziana è entrata in casa e si è abbandonata sulla poltrona del soggiorno,  la testa appoggiata allo schienale,  le gambe accavallate.

“Puoi telefonare a casa per dire che mi vengano a prendere?”
Paola è al pianto,  si rifugia tra le braccia della mamma che non sa più che pesci prendere: se intervenire a difesa della sua bambina delusa e piangente o se cercare di risvegliare qualche interesse nell’altra che sembra così indifferente e distaccata. L’invito così atteso e pieno di promesse di divertimento si è rivelato sinora un fallimento su tutta la linea.

“ Bene,  bambine,  è ora di merenda! Volete la crostata o dei panini…” Mette sul tavolo piattini e bicchieri di latte.
Tiziana si è avvicinata con noncuranza alla torta di frutta che la mamma di Paola ha preparato per loro la mattina. Sulla pasta dorata campeggiano pesche sciroppate e fettine di banana.

“Ah.- dice Tiziana tirando su con il naso rumorosamente - La mia mamma le fa più grandi e a me piacciono solo quelle di frutta secca. Non hai una crostata di frutta secca? La mia mamma ci mette sempre le noci e le mandorle e poi copre tutto con la gelatina.”.
Adriana tace, s’impone un sorrisino forzato e compone il numero di casa di Tiziana. Ma non c’è nessuno,  risponde solo la voce della segreteria telefonica. Che abbiano avuto un’ispirazione improvvisa e stiano venendo a prenderla? La speranza si accende e all’improvviso Adriana si sente più allegra,  tanto che le viene in mente di improvvisare un gioco con le due bambine. Va a prendere cartoncini colorati,  colla,  matite,  gomme,  pennarelli e forbici e:

“ Facciamo dei quadretti,  bambine,  che poi appenderete nelle vostre camerette.”.

Quando rientra in cucina,  Tiziana sta attaccando la terza porzione di torta. Guarda Adriana un momento con la bocca piena,  poi posa lentamente la fetta sul piattino,  si pulisce educatamente le labbra con il tovagliolino e dice: ” Grazie,  è buona,  ma non ho più fame.”.

Ma intanto contempla quasi con rimpianto quello che ha lasciato nel piatto.

“ La tua mamma sa fare anche i quadri col cartoncino,  come la mia?”.
 Paola cerca di prendersi una piccola rivincita. Distende un grande foglio di cartoncino bianco sul tavolo, poi incomincia a disegnare pesci di diverse forme sui cartoncini colorati e ne ritaglia i contorni.

Finalmente Tiziana sembra interessata a qualcosa. Guarda quello che sta facendo l’amica e ne imita i movimenti. Prende la matita,  ma non sa cosa fare.

Le sembra che Paola le abbia rubato tutte le sue idee. Paola ha disegnato dei pesci,  un paesaggio sottomarino con le alghe e le conchiglie.
“ E tu, invece, disegna un prato , con tanti fiori e un albero con le mele” nonna Vittoria è entrata in cucina e guarda il lavoro delle due bambine. “ E poi, Tiziana, puoi aggiungere una scala e se, se vuoi, possiamo ritagliare delle figure di animali ,e attaccarli con la colla…” Si china sul lavoro della bimba e tenta di aiutarla. Tiziana ne segue i movimenti, poi prova a fare da sola, ma non ha mai fatto quel lavoro,  non sa bene da dove incominciare ed è troppo orgogliosa per chiedere aiuto e spiegazioni. Prende un cartoncino giallo,  vi traccia sopra una linea che vorrebbe essere l’inizio di una farfalla,  non riesce a continuare,  afferra nervosamente una gomma per cancellare,  ma il foglio si strappa e deve rincominciare. Si vergogna di fronte alla sua amica che sembra non accorgersi di niente,  intenta com’è nel suo lavoro. Paola ha scelto un pennarello viola e sta colorando con attenzione le strisce di un enorme pesce azzurro. E’ tutta concentrata,  la testa china un po’ di lato sul cartoncino,  un pezzetto di lingua che sporge dalla labbra. Tiziana sbatte malamente la matita sul tavolo,  esce dalla cucina ed entra con passo impettito in soggiorno dove Adriana si è appena seduta illudendosi forse  di potersi godere qualche pagina del libro,  e,  quando è sicura di poter essere udita chiaramente,  sbotta:” E adesso BASTA! Io voglio andare a casa. IO qui mi sto annoiando” 

Adriana alza gli occhi. Paola ha raggiunto l’amica, è dietro di lei,  furente,  i pugni chiusi, ed  è talmente irritata che non sa più che dire,  se non ripetere quello che ha già detto prima.
”Io ti ho invitato a casa mia perché ieri… Ma ieri mi sembravi più simpatica,  e poi non avevi l’erre moscia,  non capisco perché ti devi dare tante arie,  chi ti credi di essere? Se proprio vuoi andartene,  vattene,  ma questa è l’ultima volta che ti invito a casa mia. Io ho cercato di essere gentile con te,  ti ho invitato per passare un pomeriggio insieme e tu …tu…tu…sei proprio maleducata.”

Le lacrime cominciano ad affluirle un’altra volta dagli occhi senza quasi che lei se ne accorga.

Tiziana non si scompone neanche adesso. Sembra fatta di gesso. Risponde solo,  e con la massima calma (e la cosa fa imbestialire ancora di più Paola che si sente disarmata davanti a questo tipo di reazione):” Io sono venuta qua perché pensavo di divertirmi,  e invece mi annoio,  a casa mia gioco con l’altalena e vado in bicicletta …” 

“ La bicicletta! Paola,  vai giù in garage a prendere le biciclette,  potete fare un giro nel cortile dietro casa! Perché non ci ho pensato prima!” interviene Adriana.

“Oppure potete prendere i rollers e il monopattino: vai,  accompagna la tua amichetta in garage.”

“ Ma…i rollers” balbetta un po’ incerta Tiziana.

“Non ci sai andare? Hai paura? Non ti preoccupare,  Tiziana” Adriana ha ritrovato tutta la sua pazienza.
Adesso,  inoltre si sente più disponibile perché le sembra di avere individuato una crepa nella perfezione apparente della bambina. 

“ Potete ugualmente andare a giocare in cortile,  li metterà Paola,  mentre tu potrai prendere la bicicletta.”

“NO,  no,  - ribatte troppo in fretta Tiziana” – io sono capace,  figurati. Io sono capacissima di andare sui…sui…su quei… e poi la mia bicicletta …” Esita,  non vuole aggiungere niente, ma poi tira fuori tutto d’un fiato quello che le brucia:” Io, io non ho la bicicletta, la  mamma dice che ha pau…paura e non…” Tiziana si blocca, pentita d’aver detto troppo, sorpresa che le sia uscito di bocca ciò che non avrebbe voluto dire.
Adriana la guarda, guarda l’orologio. Sono appena le quattro e mezza. E’ difficile inventare qualcosa per fare passare più in fretta il tempo.

Uno squillo leggero del campanello. C’è  nonna Vittoria ferma sulla porta.
 Ne sa di cose nonna Vittoria, ma soprattutto sembra che abbia in sé la magia di intervenire al momento giusto per salvare qualche situazione… come adesso. Non è ancora entrata che già chiama :     “ Paola, Paola,  dove sei, piccola, guarda cos’ho trovato tra le mie cassette, questa devi averla lasciata tu l’ultima volta che si salita, ti ricordi quel film che ci siamo guardate insieme?” 

“Sììì – Paola le corre incontro e salta di gioia  – non la trovavo più! Era da te,  nonna? Che bello,  che bello,  che bello,  Tiziana,  Tizi,  vuoi vedere” Il giardino segreto?” Sapessi che bello,  l’ho visto già tre volte e ho letto anche il libro.”
Tiziana guarda la cassetta con una smorfietta di sufficienza,  tira un respiro lungo lungo e sospira con aria di superiorità:” I libri,  IO non li leggo mai,  a cosa serve leggere,  puah,  ma se proprio ci tieni,  dato che devo stare qui,  facciamo passare il tempo ed andiamo a vedere questa cassetta”.

“Tiziana,  vieni qui – dice nonna Vittoria,  si siede sulla sua poltrona preferita del salotto e prende sulle ginocchia la bambina.

“Ma tu lo sai che cos’è un libro? Un libro è un mondo da scoprire con la tua fantasia,  puoi essere di volta in volta principessa o eroina delle fiabe,  puoi volare insieme alle fatine di Cenerentola oppure con Campanellino e Peter Pan, puoi trovarti sul mare a cacciare le balene o visitare  con Alice il paese delle meraviglie. Puoi attraversare mari pescosi alla ricerca di balene bianche oppure tentare con i pirati la ricerca di un tesoro nascosto,  o se preferisci,  giocare con Heidi e Clara davanti alla capanna del nonno.
E sempre, in ogni racconto puoi, se vuoi, di volta in volta decidere di essere il personaggio che ti piace di più. A questo servono i libri,  a farti gioire ma anche farti provare a volte paura e a volte voglia di piangere,  sulle cattiverie altrui,  e mi viene in mente la piccola Sara,  o Pel di Carota,  potrei stare qui un giorno e una notte a parlarti di tutte queste meraviglie. Perciò,  prova a cercare in camera di Paola se c’è qualcosa che ti attrae,  anche solo un titolo che sembri suscitare la tua curiosità e portalo pure a casa,  vero,  Paoletta,  che le presti un libro,  se vuole?”

“Non voglio - dice Tiziana e sguscia via dalle ginocchia di nonna Vittoria – e poi la mia mamma non mi compera mai dei libri,  in realtà a me piacerebbe ….”

Si interrompe,  come se avesse detto troppo e:” Allora,  andiamo a vedere questa cassetta,  se proprio ci tieni!” esclama parlando troppo in fretta per la paura,  forse,  di esser richiamata indietro ed essere obbligata a sentire delle altre tiritere.
Nonna Vittoria guarda la mamma.

“Questa bambina ha qualche problema” afferma Adriana.

“ Sì,  e penso anche di aver capito quale” risponde la nonna.

Le due donne si guardano, sorridono, unite da uno stesso pensiero: un’ora e mezza di durata…giusto per arrivare alle sei,  quando arriveranno i genitori di Tiziana a riprendersela.
Dalla stanza vicina,  non si sente arrivare nessun rumore,  solo quello leggermente attutito dei dialoghi del film. 

“ Sembra inossidabile” osserva la mamma. 

“ Non lo è” te lo assicuro,  risponde la nonna.

Le sei in punto.
Uno squillo al cancello, Adriana si affaccia, una donna sta percorrendo con passo svelto il  breve vialetto che porta alla casa. Porta una camicetta senza maniche,  lisa in più punti e una vecchia gonna a fiori sopra un paio di sandali infradito di plastica colorata,  i lunghi capelli biondi sono raccolti in una coda di cavallo che le ricade pesantemente sulle spalle. E’ leggermente affannata,  come se avesse corso, porge la mano in una stretta salda, sul viso le si allarga un sorriso che dà simpatia immediata :”Salve, io sono Irene Mi scusi sono in ritardo ho dimenticato l’orologio a casa la signora dove lavoro è stata così gentile da prestarmi la macchina per venire a prendere Tiziana ma avevo tanto da fare che… e poi non ho trovato subito la strada” dice tutto così,  col fiato corto,  senza soste,  senza punti né virgole.

“ Che bella casa – prosegue – posso sedermi un attimo? Chi fa tutti i lavori qui?”
 
Ma non aspetta la risposta.
La mamma di Tiziana ha voglia di parlare,  di sfogarsi forse,  con queste persone che hanno accolto così volentieri in casa la sua bambina.

“Sa – prosegue – è la prima volta che Tiziana ha un’amica,  io veramente non volevo mandarla,  ma poi lei ha insistito tanto! Era così entusiasta e adesso dov’è? Ha fatto la brava,  si è divertita,  non ha fatto disperare vero?”

Sembra un fiume in piena,  pressoché inarrestabile.

“Sa è tanto brava la mia bambina tanto ubbidiente e mi aiuta anche va a fare le commissioni per me e per la signora e poi…comunque deve andare a scuola deve fare i compiti non va troppo bene io non ho proprio tempo di aiutarla di mandarla a lezione poi neanche a parlarne chi ce li ha i soldi la signora è buona per carità ma ormai anche lei è tanto anziana e ha voglia di tranquillità non ha tanta voglia di seguire i bambini Tiziana deve stare attenta a non fare rumore qualche volta la signora la chiama nella sua stanza per leggerle qualche pagina di un libro ma sono tutti libri per grandi mentre a Tiziana piacerebbe leggere quei bei libri pieni di figure che vede nelle librerie in centro quando va a fare le commissioni per la signora ma come si fa i soldi non bastano mai e adesso…”

Si interrompe,  finalmente,  Tiziana sta entrando di corsa dalla stanza attigua:

” Mamma,  esclama,  stai bene? Ho sentito la tua voce,  perché non mi hai chiamato? Sai,  io sono stata bene,  qui,  è tutto molto bello,  loro sono molto gentili e io mi sono divertita tanto. Paola e la sua mamma sono proprio proprio tanto simpatiche”.
Paola e la mamma si guardano un po’ stupite: ma cos’è successo? Improvvisamente non ha più l’erre moscia,  improvvisamente è tornata ad essere la bambina semplice e cordiale del giorno prima.Nonna Vittoria sorride: lei aveva già capito,  e adesso ha capito anche Adriana.

 “Mamma,  perché?"

Paola ha tante cose da chiedere che non sa bene organizzare i suoi pensieri. Le sembra vagamente di intuire qualcosa,  ma appena cerca di afferrarla,  l’idea si allontana subito.
“Ti racconto una storia” interviene nonna Vittoria,  vuoi?

A Paola piace ascoltare le storie di nonna Vittoria,  ma stasera vorrebbe sapere qualcosa d’altro,  le basterebbe mettere un po’ d’ordine tra i suoi pensieri e chiarire qualche dubbio.

“Vieni qui,  piccola,  e ascolta. Conosco la storia che vuoi ascoltare stasera.

Vedi una volta conoscevo una bambina…”

I racconti della nonna cominciano tutti così:” Io conoscevo… sai che un giorno ho visto… quand’ero piccola…”. Così sembrano più reali e più avvincenti come se fossero storie di vita vissuta.

“Vedi,  una volta conoscevo un bambina che si chiamava Lorena,  era molto carina,  aveva lunghi capelli neri che legava sempre con un nastro rosso e,  sì,  brava,  vedo che sorridi,  forse hai ragione,  quella bambina,  Lorena,  assomigliava forse un pochino alla tua amica Tiziana.

La mamma lavorava come cameriera presso una loro conoscente che le aveva  accolte in casa; non circolavano molti soldi,  ma andava bene lo stesso. Finché un giorno,  Lorena si è trovata di fronte un’altra realtà,  quella di una famiglia agiata,  con un bel giardino e una bambina con tanti giocattoli come  li avrebbe voluti lei,  e ne è rimasta intimidita.

Allora si è sforzata di far credere a questa famiglia di essere pari a loro,  ha assunto un modo di parlare che non era il suo,  atteggiamenti che non erano i suoi,  ma che copiavano qualche diva della televisione,  ha fatto finta di avere cose più belle ed interessanti di quelle che hai…che aveva l’altra bambina,  tutto questo finché non è arrivata la sua mamma.

In quel momento Lorena ha smesso di recitare,  non voleva meravigliarla con un atteggiamento che la mamma avrebbe trovato un po’ strano,  non ti sembra? adesso ti viene da ridere,  eh? ma soprattutto non voleva umiliarla.

Lorena è una brava bambina,  faresti bene ad invitarla anche domenica prossima,  non sei d’accordo?" 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                          

 

 

 

 

 

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